My thoughts about Syria, chemical weapons and Rouhani administration in an interview with the Italian language newpaper, L'Indro:
نقطه نظراتم در رابطه با تحولات سوریه، سلاحهای شیمیایی و دولت روحانی در مصاحبه با روزنامه ایتالیایی لیندرو:
L'attacco contro Damasco
L'ex funzionario del governo Hashemi sulla reazione iraniana all'attacco contro Assad
Trattare, alla fine, è
interesse di tutti. Interesse del Presidente siriano Bashar
al Assad, che pur di non essere spazzato via dagli islamisti si dice
disposto a consegnare le sue armi chimiche, come chiestogli dal Segretario di
Stato americano John Kerry, sotto il controllo
della «comunità internazionale».
Interesse
degli Stati Uniti, rimasti con il cerino in mano nella guerra lampo contro
Damasco, fatta esclusione per un alleato
francese sempre più prudente e la Turchia spinta alle armi dal Premier Recep Tayyip Erdogan ma con la netta maggioranza
dei cittadini (almeno il 72%) che dice di no.
Anche l'Iran - che in caso di attacco tuona alla
reazione contro Israele e manda le milizie libanesi di Hezbollah (braccio
militare e politico sciita degli Ayatollah nel Paese dei Cedri) sul campo ad
aiutare l'esercito di Assad - ha buon gioco a non
innescare l'effetto domino, frenando l'avanzata dell'estremismo sunnita in
Siria. E, contemporaneamente, riaprendo il il
canale diplomatico con l'Occidente, per allentare le sanzioni economiche dell'Unione
europea (Ue) e degli Usa contro la Repubblica islamica.
Il
6 settembre, i capitali di sette società iraniane sono stati scongelati dal
Tribunale dell'Ue, in strana concomitanza con l'escalation militare. E a poche
ore dall'appello russo verso Damasco, ad accogliere l'ultimatum degli Usa, il
Cremlino ha fatto sapere di «agire in coordinamento con
l'Iran», per sbloccare la crisi, «evitando la
catastrofe in Medio Oriente».
A
breve il Presidente russo Vladimir Putin si
incontrerà con il neo Presidente iraniano Hassan
Rohani. Anche se Assad prende tempo
con un bluff, cogliendo un assist che per Washington era solo «un'argomentazione retorica», il tempo fa comodo a molti.
L'ex funzionario del
Ministero degli Esteri iraniano Ahmad Hashemi, interprete per le massime
occasioni ufficiali e traduttore degli atti del Dipartimento durante il
precedente Gabinetto di Mahmoud Ahmadinejad,
ci spiega perché anche l'Iran, come Israele e dell'Occidente, è deciso a
frenare l'ascesa dei qaedisti di al Nusra, la
frangia estremista dei ribelli siriani, e di altri gruppi ancora più radicali.
In dissidio con il governo di Teheran dalle proteste
del Movimento verde del 2009 e poi candidato estromesso dalla corsa alle
presidenziali, nel 2012 Hashemi è stato
licenziato dal suo incarico.
Riparato in Turchia dove ha chiesto asilo politico, dall'estero
l'ex funzionario scrive per media riformisti nazionali e internazionali. E
racconta a 'L'Indro': “Teheran non ha aiutato Damasco a costruire il
suo arsenale chimico. Ma,
durante il mio incarico passato, ho potuto constatare che il regime iraniano ne
ha sviluppato uno proprio”. Pronto non solo a esibirlo contro
Israele, ma a usarlo, “contro i civili, nel caso nel Paese nascessero
realmente istanze di cambiamento democratico, che mettessero a repentaglio lo
status quo”.
Diversi analisti hanno
scritto che una guerra degli Usa contro la Siria è, in realtà, una guerra nascosta dell'Arabia
Saudita e della Turchia, due potenze sunnite (rispettivamente
conservatrice e modernista), in competizione contro l'Iran sciita. È d'accordo
sul ruolo gregario degli Usa in questo conflitto regionale?
In parte sì. Ma c'è un distinguo di base. Il punto è che sia gli
Stati Uniti sia Israele preferiscono conservare un Assad indebolito al potere
in Siria, piuttosto che vederlo rimpiazzato da un gruppo orrendo e
visceralmente anti-israeliano come le milizie sunnite pro al Qaeda di al
Nusra.
Questa visione è, in parte, condivisa anche dal regime di Teheran.
L'Iran vuole lasciare l'alleato Assad dov'è, perché, in caso contrario,
l'opposizione sunnita minaccerebbe gli interessi strategici del Paese sciita
nella regione orientale.
All'estremo opposto, le potenze regionali sunnite come Turchia,
Arabia Saudita e Qatar sono impazienti: vogliono lanciare un'azione militare
immediata contro la Siria, che porterebbe i sunniti al potere, e sono pronte a
sacrificare uomini, assumendosi i costi finanziari della guerra.
Schierandosi per l'attacco,
però, gli Stati Uniti si sono uniti alla Lega Araba e hanno come alleato il
Premier turco Erdogan. Bluffa anche l'Occidente allora, non solo Assad?
Non propriamente. In parte gli interessi degli Usa, di Israele e in
generale dell'Occidente coincidono realmente con quelli delle potenze regionali
sunnite. Non in tutto però, per questo si è esitato così a lungo sull'attacco.
In funzione anti-qaedissa, le istanze di Washington e Tel Aviv -
conservare lo status quo, mantenendo invariato l'equilibro di potere tra Assad
e l'Esercito libero siriano degli insorti - sono sorprendentemente più vicine a
quelle di Teheran che dei supporter regionali dei ribelli.
Neanche l'«attacco limitato» annunciato degli
Usa contro l'aviazione siriana cambierebbe questa equazione. Solo ulteriori
spargimenti di sangue tra i civili potrebbero costringere l'amministrazione
Obama a prendere le difese dell'opposizione senza se e senza ma.
Il nuovo Presidente Hassan
Rohani deve la sua carriera diplomatica di ex Capo negoziatore per il nucleare
e i ruoli apicali nell'apparato di Sicurezza alla sua precedente ascesa
nell'apparato militare, negli otto anni della guerra contro l'Iran. Come
reagirà Rohani, da ex capo militare, a un'eventuale guerra degli Usa contro la
Siria? I Guardiani della rivoluzione risponderanno per rappresaglia contro
Israele o si muoveranno con prudenza?
L'Iran sarebbe messo in serie difficoltà da un attacco
degli Stati Uniti e di Israele contro il suo stretto alleato siriano. Con tutta
probabilità, tuttavia, non reagirà d'impulso, ma tenterà di evitare
coinvolgimenti diretti, fornendo ad Assad assistenza e cooperazione in modo
trasversale, sfruttando le forze fedeli nella regione.
Quasi ovvio ricordare come l'Iran abbia i suoi mercenari sparsi in
Medio Oriente, sotto forma delle milizie di Hezbollah in Libano, di altre forze
di sorveglianza e di organizzazioni terroristiche. È Teheran a pagare le loro
spese quotidiane. Finanzia e addestra questi gruppi, attraverso il corpo
speciale dei Guardiani della rivoluzione delle truppe al Quds.
Questione
centrale della guerra in Siria è il nodo delle armi chimiche. In passato,
osservatori internazionali sulla sicurezza e riviste di intelligence hanno
scritto del ruolo dell'Iran e della Russia nell'aiutare Assad a costruire
l'arsenale chimico con scienziati e tecnologie.
Nessun governo straniero, tuttavia, e neanche l'Onu hanno potuto
confermare il coinvolgimento di Teheran, anche durante l'acquisto (appurato)
del regime siriano di sostanze chimiche da grandi compagnie filo-occidentali.
Che parte ha avuto l'Iran in questo commercio legale e illegale, se ne ha avuto
parte?
A quanto è emerso, la Siria sembra aver sviluppato il
proprio arsenale chimico facendo affidamento sulle capacità domestiche. Teheran
non ha realmente assistito Damasco nell'acquistare le sue armi chimiche,
piuttosto ha aiutato le forze siriane nell'addestramento e nella
logistica.
Il ruolo maggiore, l'Iran l'ha avuto nello sviluppo dell'industria
missilistica siriana. La quantità di armi chimiche possedute da Assad è tuttora
sconosciuta. Quel che è certo è che Damasco non esiterà a usare qualsiasi tipo
di arma letale contro la sua popolazione.
Se necessario e se ne andrà della sopravvivenza del regime, l'Iran
sarà pronto a fornire qualsiasi strumento di armamento richiesto da Assad - dai
diversi gas nervini alle sostanze tossiche e biologiche, per aiutarlo a
sopravvivere.
Durante la guerra con
l'Iraq, tra il 1980 e il 1988, Teheran subì l'uso di armi chimiche di Saddam
Hussein e ne condannò l'uso. Davvero l'Iran tollererà - o ha già tollerato - il
sospetto uso di gas nervino di Assad contro i civili siriani?
L'Iran non si preoccupa delle vite dei civili in Siria, è dell'idea
che «il fine giustifichi i mezzi». Le
uccisioni di massa di migliaia di dissidenti e attivisti politici alla fine
degli anni '80, insieme ad altri esempi, dimostrano che le autorità di Teheran
non avranno alcuna esitazione a ordinare altre uccisioni di massa, se si
sentono minacciate da forze di civili che cercano la libertà.
A causa del mio precedente lavoro come interprete al Ministero
degli Esteri, sono consapevole della produzione di massa di armi chimiche e
biologiche del regime iraniano. Non producono strumenti letali del genere solo
per metterli in mostra.
Eppure, sul piano
diplomatico, Rohani ha aperto al dialogo con Washington e con Bruxelles, in
particolare con la Gran Bretagna, usando toni cordiali persino con Israele. La
guerra in Siria arresterà questo disgelo?
Qualsiasi raid contro Damasco non potrà che incidere negativamente
sul nuovo approccio verso l'Occidente, inaugurato da Rohani. Tuttavia, Teheran
è in una situazione così critica che ha bisogno di proseguire i negoziati o
qualsiasi processo che riavvicini l'Iran alle potenze globali.
Le sanzioni economiche hanno colpito così duramente l'economia
iraniana, che il regime non può più tollerare la crisi. La Guida suprema Ali Khamenei è convinta che sia giunto il tempo di
parlare con la comunità internazionale, per ridurre il volume delle sanzioni
paralizzanti.
Che ruolo avrà, in queste
prove di riavvicinamento, colui che si dice essere il Ministro del Governo
della cosiddetta 'lobby iraniana di Washington', l'ex Ambasciatore iraniano
alle Nazioni Unite e attuale titolare degli Esteri Mohammad Javad Zarif?
Khamenei ha scelto Rohani come nuovo Presidente, perché pensa che
possa servire ai suoi scopi, cioè allentare l'embargo internazionale. Per
questo ha permesso a figure moderate e riformiste di tornare sulla scena
politica, dopo una lunga assenza.
Nominando un abile lobbista iraniano negli Usa come Javad Zarif
Ministro degli Esteri, il Presidente ha rivelato che, al momento, l'intento del
regime islamico è avviare negoziati strategici con l'Occidente. La prova sta
proprio nel fatto che, recentemente, il dossier nucleare iraniano è stato
trasferito dal Consiglio supremo per la sicurezza militare nell'ufficio del
Ministero degli Esteri.
The English version of the interview:
The first question is: 1) Many foreign
analyst have commented that a war from Usa against Syria is - first of all - an
war against Iran, also in defence of Israel. An hidden war would be in act in
the region with Iran against Saudi Arabia and Turkey: do you agree? If yes,
which role have got the Usa in the conflict: are the leading actors or
gregarious of Israel and Riad?
This is partly true but the problem is that the USA and
Israel prefer to witness a weakened and failed Syria with Assad in power
instead of replacing it with horrendous, extremely anti-Israeli and pro
Al-Qaida groups such as al-Nusra, a vision which is partly shared by the regime
in Tehran. Iran prefers to see its ally, Bashar at power rather than adversary
Sunni opposition who would threaten the Shiite country’s strategic interests in
the Levant region. Quite contrary however, the Sunni dominated Muslim countries
and regional powers like Turkey, Saudi Arabia and Qatar, are impatient for
realization of an immediate military action against Assad which could bring
fellow Sunni opposition into power. They are ready to sacrifice and assume some
responsibility and financial burden. So, here the interests of the USA, Israel
and the Western powers do not completely overlap with that of regional powers.
The US, Israel and West’s stance towards Syria is surprisingly closer to that
of Tehran which is status quo and not changing the balance of power between
Al-Assad and the FSA forces. Even the expected limited US-led attack to Syrian
air force, will not change the existing equation and status quo in Syria. Maybe
with the further bloodshed in the civilian side the Obama administration will
be convinced or forced to side with the opposition and assist them.
2) The new
Iranian president Hassan Rohani opened to new talks with Washington and Eu, in
particular with Great Britain. Expertise of the region also wrote, the new
Foreign Minister Mohammad Javad Zarifi is linked with the "iranian
lobby" of Washington. Will the war in Syria stop the attempts of Iran to
deal with the West, just in order to reduce the international sanctions?
Of course any possible strike against Syrian
government, will negatively affect Iran’s new approach towards the West. Yet,
Tehran is in such a critical situation that needs to continue the negotiations
or any form of engagement process with the major global powers. Because
economic sanctions has now reached into a phase that in effect, it crippled
Iran’s economy in a way that it is too much for the regime to tolerate it.
Whereas Supreme Leader, Ali Khamenei believes that now is the time for talks
with the world community in order to reduce the volume of the crippling
sanctions and he thinks that the new president Hassan Rouhani and his team can
best serve to this purpose, he allowed them to appear in Iran’s political scene
after long absence. By choosing a skillful Iranian lobbyist in the USA, Javad
Zarif, as foreign minister as well as top negotiator -- because Iran’s nuclear
dossier was recently transferred from Higher National Security Council into the
hands of foreign minister -- the president revealed the Islamic regime’s
intents and desires for strategic talks for lifting of the sanctions.
3) Rohani owes
firstly his diplomatic career to his high level work in military and security
apparatus, during the war against Iraq. How do you think will he react to a war
from the United States against Syria: will the Guardian of revolution military
reply against Israel or will Iran be prudent?
In case of US or Israeli attack to the close ally
Syria, Iran would be pushed into a serious situation but it would most probably
try to not to be tempted to be directly involved in favor of Damascus. Rather,
Tehran will mount its assistance and synergy with the loyal forces in the
region. No need to say that, Iran has its own mercenary forces within the form
of Lebanon’s Hezbollah militia and other vigilante groups and terrorist
organizations. They are paid daily expenses, financed and trained by the IRGC’s
Al-Qods Force for the “D-Day”s such as this.
4) The last
topic is the matter of chemical weapons of Syria. International think tank on
global security and intelligence reviews wrote in the past about the role of
Iran and Russia, helping Assad with scientists and technologies to build his
chemical arsenal, but either foreign government or Un could prove it. Chemistry
substances would be also acquired from Syria intelligence from european and
west big company. Which part has had Iran in this legal and illegal commerce,
if had a part? During the war with Iraq, Teheran suffered and then condemned
the use of chemical weapons from Saddam Hussein against the iranian. Is Teheran
really tolerating the likely use of nerve gas from Assad against civil citizens?
Syria seems has developed its chemical weaponry relying
on its domestic capacities and Tehran has not effectively assisted Syrian
government in acquiring its chemical weapons. Iran rather helped Syrian forces
in training and logistically. However, Tehran had major role in Syria’s missile
industry. The amount of chemical weapons owned by the Assad regime is unknown
but Bashar Assad will not hesitate to use any kind of lethal weapons against
its own people. If necessary and if it is the matter of survival for the Syrian
regime, Iran will be ready to hand over any needed weaponry (different nerve
gas and biological and toxic substances) to Al-Assad and assist the regime to
survive. However, surprisingly similar to the stances of Israel, Iran prefers a
failed Syria with Assad having the upper hand since Assad best serves Tehran’s
interventionist and rather expansionist policies in the Middle East. Iran doesn’t care about the
lives of the civilians in Syria and is of the idea that “The end justifies the
means.”
Mass killing of thousands of dissidents and political
activists in late 1980 and other examples showed that the authorities in Tehran
will never hesitate to kill masses if they feel threatened by the
freedom-seeking civilian forces. Due to my previous job as foreign ministry
interpreter I am aware of mass production of chemical and biological weapons by
the Iranian regime and they don’t produce these deadly products for display.