مصاحبه من
که در دو نشریه ایتالیایی به انتشار رسیده:
Il 14 giugno si vota a Teheran
"Nessuna perestrojka è possibile nel Paese
degli ayatollah. Se il regime cadrà, sarà solo attraverso sanzioni sempre più
pesanti. Ma quando avranno la bomba, diventeranno ancora più aggressivi":
parla Ahmad Hashemi, ex interprete di Ahmadinejad, oggi leader in esilio dei
riformisti
Il 14
giugno si terranno le prossime elezioni presidenziali iraniane. L’attuale
presidente, Mahmoud Ahmadinejad, non potrà candidarsi perché al terzo mandato.
Seguire le elezioni iraniane è sempre complicato e spesso i media
internazionali non hanno ben chiaro un elemento: non si tratta di elezioni
democratiche. Tanto per iniziare il consiglio dei guardiani sceglie chi può
candidarsi e chi no. Pochissimi sono i politici che sopravvivono a questa
tagliola. Se poi, come accaduto in passato, gli iraniani disertassero le urne,
nessun problema, con un tratto di penna si taroccano i dati dell’affluenza.
Quando poi accade, come nelle ultime elezioni presidenziali del 2009, che vince
un candidato, che pur essendo stato autorizzato dal regime a partecipare, non è
quello più gradito, beh ci vuol poco a truccare anche il risultato. Dulcis in
fundo, chiunque vinca le elezioni deve per forza far controfirmare qualunque
legge dal consiglio supremo. Senza il suo via libera la norma è semplicemente
lettera morta. Certo, l’Iran non è una semplice dittatura, e non ha un
dittatore, ma una casta di potere, complessa e variegata che assomiglia più al
partito comunista di sovietica memoria che Pnf dell’Italia fascista. Per capire
meglio che succede, un giovane blogger iraniano, Ehsan Soltani, mi suggerisce
di intervistare Ahmad Hashemi, ex interprete del ministero degli esteri
iraniano, attualmente blogger in Turchia dove ha chiesto asilo politico.
Ha lavorato al ministero degli affari esteri come interprete di inglese,
turco e arabo. Come era il suo lavoro?
Lavorare
come interprete al ministero degli esteri iraniano è complicato e richiede
capacità più complesse di quelle semplicemente linguistiche. Un interprete può
spesso trasformarsi in un agnello sacrificale. Se per qualunque ragione, un
esponente del governo iraniano vuole rimangiarsi una qualche affermazione fatta
durante una trattativa non si farà alcuno scrupolo a dire che si è trattato di
un errore di traduzione dell’interprete. Il presidente Ahmadinejad ha
usato questa scusa parecchie volte. Un’altra questione su cui bisogna stare
molto attenti è l’uso di alcune parole. Per esempio ci sono parole che non si
possono assolutamente utilizzare. Il termine primavera araba deve essere
sostituito con il risveglio islamico e Israele viene chiamata l’entità
sionista, territori occupati o il cancro. Ancora, la città di Gerusalemme deve
essere chiamata Al Quds. Io una volta fui ripreso per aver usato il termine
primavera araba. Molto spesso poi i politici non hanno alcuna idea della persona
che devono incontrare e quindi è l’interprete che deve brevemente fare una
presentazione della personalità straniera.
Cosa pensa del programma nucleare iraniano e più in
generale della politica estera della Repubblica Islamica dell’Iran?
Il
programma nucleare iraniano ha come unico scopo la creazione della bomba
atomica. Questo è il motivo per cui il paese non è mai stato onesto e
trasparente su questa questione. Si tratta di una nazione che ha moltissime
risorse energetiche e che non ha bisogno dell’energia nucleare per motivi
pacifici. L’energia proveniente da fonti come l’idrogeno, il solare o il vento,
che in Iran ha un enorme potenziale, non è mai stata nemmeno considerata.
Questo dimostra molto bene quali siano le reali intenzioni del governo. Una
volta, in privato, l’ex comandante delle guardie rivoluzionarie, Mohsen Rezai,
ha detto che la bomba atomica islamica è un dovere. In un’altra occasione Ali
Bagheri, il vice segretario Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale, ha
sottolineato come il l’ayatollah Khamenei desiderasse diversificare gli
impianti nucleare segreti. Tutte queste affermazioni mi hanno rafforzato nella
mia convinzione che il governo punti semplicemente all’atomica. Riguardo
alla politica estera del paese penso che abbia un certo successo in quanto,
fino a oggi, Tehran è riuscita a spezzare l’alleanza internazionale che si
oppone alle sue ambizioni nucleari. I diplomatici iraniani sono specializzati
nello sfruttare l’arena internazionale ingannando e fuorviando le opinioni pubbliche.
Ha qualche storia personale su Ahmadinejad che
possa rivelare la sua reale personalità?
Il
presidente pretende sempre di avere un’ampia conoscenza di tutto. Pensa, tra
l’altro, di parlare bene molte lingue. Per esempio nel marzo 2012 durante la
conferenza per il capodanno persiano, il Nowruz, mentre parlava con il vice
primo ministro turco, Bulent Arinc, mi criticò dicendo che non avevo tradotto
la seconda parte del suo discorso. Gli risposi che, parlando lui bene turco,
non ce ne era bisogno. Il presidente si infuriò a tal punto che Mr.
Soroushpour, capo del dipartimento per il protocollo dell’ufficio
presidenziale, contattò il capo del dipartimento per la traduzione ordinandogli
di non farmi più fare l’interprete di Ahmadinejad. Il presidente crede
fortemente e sinceramente nella rivelazione divina. Si sente un salvatore mandato
da dio e crede di avere una relazione speciale con Allah e con l’Imam Mahdi (il
dodicesimo imam sciita che si nasconde in attesa della fine dei tempi, ndr).
Come George Bush, Ahmadinejad ha la sensazione di essere venuto a questo mondo
con la missione di combattere le forze del male, rappresentando quelle del
bene. Inoltre, è convinto di dover annientare Israele e di dover contrapporsi
all’arroganza occidentale e americana. È irremovibile nel desiderio di portare
a termine la sua missione divina.
Lei è stato attivo nelle proteste pro democrazia
del cosiddetto “movimento verde”. Quali erano le radici della protesta?
L’Iran è
un paese in transizione. La nuova generazione è assetata di tutto ciò che
proviene dall’occidente, tra cui la libertà e la democrazia. Il movimento verde
nacque dalla profonda rabbia della popolazione che sentiva le sue aspirazioni
ignorate da un governo autoritario. La miccia di tutto sono state le elezioni
presidenziali in cui fu nuovamente eletto Ahmadinejad nel 2009 palesemente
truccate. La gente reagì a tre decadi di brutalità commesse dal regime
teocratico. Hossein Mussavi e Mehdi Karroubi ebbero la capacità di intercettare
questa rabbia. La quantità di gente che scese in piazza è paragonabile
solamente alla rivoluzione del 1979. Il regime è riuscito a riportare la calma
nel paese solamente con un brutale uso della forza. Io fui presente a molte
delle manifestazioni e per questo motivo più volte convocato dal dipartimento
di sicurezza del ministero degli esteri.
Cosa è accaduto ai leader del movimento?
Sono agli
arresti domiciliari da almeno 830 giorni e sembra lo rimarranno per un periodo
indefinito senza essere sottoposti ad alcun processo. Il governo gli impedisce,
tra l’altro, l’accesso alla tv, a internet e ai giornali. Hossein Mousavi e
Mehdi Karroubi sono privati di un processo e perfino dei legali.
Nel 2012 ha provato a correre per le
elezioni parlamentari, ma il Consiglio dei Guardiani non ha accettato la sua
candidatura. Perché?
Perché
secondo il consiglio non rispetto i codici di condotta religiosi e morali.
Inoltre, non sono fedele alla repubblica islamica e al suo leader, l’ayatollah
Khamenei. Hanno sostenuto che non ci sono prove della mia aderenza al regime e
quindi mi hanno impedito di partecipare alle elezioni utilizzando le norme
previste nell’articolo 28 paragrafo 1 della legge elettorale.
Pensa che le opposizioni iraniane abbiano qualche
possibilità di cambiare il regime?
Si tratta
di una possibilità remota perché non ci sono più opposizioni organizzate nel
paese. Il regime le ha distrutte una ad una. Inoltre, non riescono ad offrire
un’ideologia così forte da competere con l’ideologia oggi al potere. All’estero
ci sono due gruppi organizzati: i mojahedin-e Khalq (sinistra) e i monarchici
che però invece di unire l’opposizione, non fanno altro che dividerla. Per
questo è improbabile che ci sia un cambio di regime nei prossimi anni, almeno
che non accada qualcosa di imprevisto come un attacco israeliano alle centrali
atomiche o delle sanzioni economiche ancora più pervasive che impediscano del
tutto l’export di petrolio.
Pensa che sia possibile un “perestrojka” in Iran, o
l’unica via per cambiare le cose è abbattere il regime?
Dal 2005
il governo è diventato sempre più autoritario e l’ayatollah Khamenei ha ucciso
sul nascere ogni tentativo di riforma interna rimuovendo uno ad uno tutti i
leader riformisti. Probabilmente il cambiamento arriverà dall’estero. Non con
un intervento militare, che creerebbe un disastro in stile iracheno, ma
piuttosto con delle sanzioni che affondino l’industria petrolifera. Se
l’economia crollasse, il regime non riuscirebbe più a controllare i disordini e
le proteste.
Pensa che repubblica islamica dell’Iran abbia
rispettato i valori fondamentali della cultura persiana o che li abbia traditi?
Che li
abbia traditi. L’Iran ha una cultura multiculturale e tollerante antichissima.
Basti pensare alla letteratura, alla poesia, all’architettura e alla pittura
che lo hanno reso famoso. La Persia ha una storia che può tranquillamente
essere paragonata a quella italiana. Oggi invece viviamo sotto la tirannia più
brutale. Inoltre, il governo favorisce il terrorismo internazionale. Il regime
non rappresenta minimamente la maggioranza della popolazione che vuol vivere in
pace con il mondo, anche con Israele e gli Stati Uniti. L’Iran è un paese
aperto agli altri, la cui popolazione pratica una forma d’Islam estremamente
tollerante e lontana dall’ideologia Khomeinista.
In Persia la vera vita della gente è ben lontana dallo
stile di vita proposto dalle leggi degli Ayatollah. In un certo senso si può
dire che lo stile di vita quotidiano della popolazione è la vera forma di
ribellione?
Assolutamente
sì. La maggior parte degli iraniani, in particolar modo i giovani, se ne fregano
dei dettami del regime. Il governo pretende di regolare tutto, entrando nelle
sfere più private e intime. Ma la gente fa tutto l’opposto. Esiste il codice
penale islamico, il codice di vestiario islamico, lo stile di vita, perfino lo
stile di acconciatura. I ragazzi si ribellano a modo l’oro, si tatuano,
esibiscono chiome “non islamiche”, ascoltano la musica proibita, bevono
alcolici, ballano.
Cosa
crede che accadrà nelle prossime elezioni presidenziali?
Non è
facile capire se la gente andrà a votare o diserterà le urne in massa. Una cosa
è certa, come le precedenti, anche queste elezioni saranno truccate. Gli
iraniani sono da 30 anni abituati a scegliere tra il male e il male minore. Nel
2009 andò a votare l’80 per cento della popolazione, ma ora che i leader
riformisti sono agli arresti e politici moderati come Ali Akbar Hashemi
Rasfanjani non sono stati ammessi alle elezioni, gli elettori riformisti
potrebbero decidere di non andare a votare. In assenza di politici riformisti
vincerà per forza uno dei due candidati conservatori più accreditati: l’attuale
sindacato di Teheran, Mohammad Baquer Qalibaf o il negoziatore del governo
nelle trattative sul nucleare, Saeed Jalili. Quest’ultimo dovrebbe avere più
chance di vincere perché sostenuto dalla guida suprema, l’ayatollah Khamenei. Nel
paese esiste ancora un’antichissima comunità ebraica. Lei scrive anche sui
media israeliani. Cosa pensano gli Iraniani degli ebrei e di Israele?
Non si
può dire che tutti gli iraniani amino gli ebrei e Israele. Questo per colpa
della trentennale propaganda degli ayatollah che fin dalla scuola fanno il
lavaggio del cervello ai ragazzi. Ci sono molti cliché e stereotipi sugli
ebrei. Nonostante tutto, la stragrande maggioranza della popolazione non ha
problemi con loro e nemmeno con Israele. I persiani hanno convissuto con gli
ebrei per millenni e li considerano come persone molto intelligenti e dalla
cultura estremamente interessante e complessa.
Parlando di tolleranza e di diversità culturale, la
religione Baha’i è ancora illegale in Iran. Ci sono ancora molti seguaci di
questo culto nel paese?
Con
approssimativamente 300mila seguaci i Baha’ sono la più grande minoranza non
islamica del Iran, ma non sono riconosciuti e il loro culto è illegale. I
credenti sono perseguitati e gli vengono negati diritti fondamentali, come la
scuola o l’università. Per queste ragioni nascondono la loro religione e si
fingono islamici.
http://notizie.radicali.it/articolo/2013-06-11/editoriale/elezioni-presidenziali-iraniane-hashemi-non-ci-sar-alcuna-perestrojka
A cura di
Naghi G.
Elezioni presidenziali iraniane. Hashemi, non ci sarà
alcuna“perestrojka” in salsa persiana
11-06-2013
Il 14 giugno si terranno le
prossime elezioni presidenziali iraniane. L’attuale presidente, Mahmoud Ahmadinejad,
non potrà candidarsi perché al terzo mandato. Seguire le elezioni iraniane è
sempre complicato e spesso i media internazionali non hanno ben chiaro un
elemento: non si tratta di elezioni democratiche. Tanto per iniziare il
consiglio dei guardiani sceglie chi può candidarsi e chi no. Pochissimi sono i
politici che sopravvivono a questa tagliola. Se poi, come accaduto in passato,
gli iraniani disertassero le urne, nessun problema, con un tratto di penna si
taroccano i dati dell’affluenza. Quando poi accade, come nelle ultime elezioni
presidenziali del 2009, che vince un candidato, che pur essendo stato
autorizzato dal regime a partecipare, non è quello più gradito, beh ci vuol
poco a truccare anche il risultato. Dulcis in fundo, chiunque vinca le elezioni
deve per forza far controfirmare qualunque legge dal consiglio supremo. Senza
il suo via libera la norma è semplicemente lettera morta.
Certo l’Iran non è una
semplice dittatura, e non ha un dittatore, ma una casta di potere, complessa e
variegata che assomiglia più al partito comunista di sovietica memoria che
all’Italia fascista.
Per capire meglio che succede,
un giovane blogger iraniano, Ehsan Soltani, mi suggerisce di intervistare Ahmad
Hashemi, ex interprete del ministero degli esteri iraniano, attualmente blogger
in Turchia dove ha chiesto asilo politico.
Ha lavorato al ministero degli affari esteri come interprete di inglese,
turco e arabo. Come era il suo lavoro?
Lavorare come interprete al
ministero degli esteri iraniano è complicato e richiede capacità più complesse
di quelle semplicemente linguistiche. Un interprete può spesso trasformarsi in
un agnello sacrificale. Se per qualunque ragione, un esponente del governo
iraniano vuole rimangiarsi una qualche affermazione fatta durante una
trattativa non si farà alcuno scrupolo a dire che si è trattato di un errore di
traduzione dell’interprete. Il presidente Ahmadinejad ha usato questa
scusa parecchie volte.
Un’altra questione su cui
bisogna stare molto attenti è l’uso di alcune parole. Per esempio ci sono
parole che non si possono assolutamente utilizzare. Il termine primavera araba
deve essere sostituito con il risveglio islamico e Israele viene chiamata
l’entità sionista, territori occupati o il cancro. Ancora, la città di
Gerusalemme deve essere chiamata Al Quds. Io una volta fui ripreso per aver
usato il termine primavera araba. Molto spesso poi i politici non hanno alcuna
idea della persona che devono incontrare e quindi è l’interprete che deve
brevemente fare una presentazione della personalità straniera.
Cosa pensa del programma nucleare iraniano e più in generale della
politica estera della Repubblica Islamica dell’Iran?
Il programma nucleare iraniano
ha come unico scopo la creazione della bomba atomica. Questo è il motivo per
cui il paese non è mai stato onesto e trasparente su questa questione. Si
tratta di una nazione che ha moltissime risorse energetiche e che non ha
bisogno dell’energia nucleare per motivi pacifici. L’energia proveniente da
fonti come l’idrogeno, il solare o il vento, che in Iran ha un enorme
potenziale, non è mai stata nemmeno considerata. Questo dimostra molto bene
quali siano le reali intenzioni del governo. Una volta, in privato, l’ex
comandante delle guardie rivoluzionarie, Mohsen Rezai, ha detto che la bomba
atomica islamica è un dovere. In un’altra occasione Ali Bagheri, il vice
segretario Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale, ha sottolineato come
il l’ayatollah Khamenei desiderasse diversificare gli impianti nucleare
segreti. Tutte queste affermazioni mi hanno rafforzato nella mia convinzione
che il governo punti semplicemente all’atomica. Riguardo alla politica estera
del paese penso che abbia un certo successo in quanto, fino a oggi, Tehran è
riuscita a spezzare l’alleanza internazionale che si oppone alle sue ambizioni
nucleari. I diplomatici iraniani sono specializzati nello sfruttare l’arena
internazionale ingannando e fuorviando le opinioni pubbliche.
Ha qualche storia personale su Ahmadinejad che possa rivelare la sua
reale personalità?
Il presidente pretende sempre
di avere un’ampia conoscenza di tutto. Pensa, tra l’altro, di parlare bene
molte lingue. Per esempio nel marzo 2012 durante la conferenza per il capodanno
persiano, il Nowruz, mentre parlava con il vice primo ministro turco, Bulent
Arinc, mi criticò dicendo che non avevo tradotto la seconda parte del suo
discorso. Gli risposi che, parlando lui bene turco, non ce ne era bisogno. Il
presidente si infuriò a tal punto che Mr. Soroushpour, capo del dipartimento
per il protocollo dell’ufficio presidenziale, contattò il capo del dipartimento
per la traduzione ordinando gli di non farmi più fare l’interprete di
Ahmadinejad. Il presidente crede fortemente e sinceramente nella rivelazione
divina. Si sente un salvatore mandato da dio e crede di avere una relazione
speciale con Allah e con l’Imam Mahdi (il dodicesimo imam sciita che si
nasconde in attesa della fine dei tempi). Come George Bush, Ahmadinejad ha la sensazione
di essere venuto a questo mondo con la missione di combattere le forze del
male, rappresentando quelle del bene. Inoltre, è convinto di dover annientare
Israele e di dover contrapporsi all’arroganza occidentale e americana. È
irremovibile nel desiderio di portare a termine la sua missione divina.
Lei è stato attivo nelle proteste pro democrazia del cosiddetto
“movimento verde”. Quali erano le radici della protesta?
L’Iran è un paese in
transizione. La nuova generazione è assetata di tutto ciò che proviene
dall’occidente, tra cui la libertà e la democrazia. Il movimento verde nacque
dalla profonda rabbia della popolazione che sentiva le sue aspirazioni ignorate
da un governo autoritario. La miccia di tutto sono state le elezioni
presidenziali in cui fu nuovamente eletto Ahmadinejad nel 2009 palesemente
truccate. La gente reagì a tre decadi di brutalità commesse dal regime
teocratico. Hossein Mussavi e Mehdi Karroubi ebbero la capacità di intercettare
questa rabbia. La quantità di gente che scese in piazza è paragonabile
solamente alla rivoluzione del 1979. Il regime è riuscito a riportare la calma
nel paese solamente con un brutale uso della forza. Io fui presente a molte
delle manifestazioni e per questo motivo più volte convocato dal dipartimento
di sicurezza del ministero degli esteri.
Cosa è accaduto ai leader del movimento?
Sono agli arresti domiciliari
da almeno 830 giorni e sembra lo rimarranno per un periodo indefinito senza
essere sottoposti ad alcun processo. Il governo gli impedisce, tra l’altro,
l’accesso alla tv, a internet e ai giornali. Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi
sono privati di un processo e perfino dei legali.
Nel 2012 ha provato a correre per le elezioni parlamentari, ma il
Consiglio dei Guardiani non ha accettato la sua candidatura. Perché?
Perché secondo il consiglio
non rispetto i codici di condotta religiosi e morali. Inoltre, non sono fedele
alla repubblica islamica e al suo leader, l’ayatollah Khamenei. Hanno sostenuto
che non ci sono prove della mia aderenza al regime e quindi mi hanno impedito
di partecipare alle elezioni utilizzando le norme previste nell’articolo 28
paragrafo 1 della legge elettorale.
Pensa che le opposizioni iraniane abbiano qualche possibilità di
cambiare il regime?
Si tratta di una possibilità
remota perché non ci sono più opposizioni organizzate nel paese. Il regime le
ha distrutte una ad una. Inoltre, non riescono ad offrire un’ideologia così
forte da competere con l’ideologia oggi al potere. All’estero ci sono due
gruppi organizzati: i mojahedin-e Khalq (sinistra) e i monarchici che però
invece di unire l’opposizione, non fanno altro che dividerla. Per questo è
improbabile che ci sia un cambio di regime nei prossimi anni, almeno che non
accada qualcosa di imprevisto come un attacco israeliano alle centrali atomiche
o delle sanzioni economiche ancora più pervasive che impediscano del tutto
l’export di petrolio.
Pensa che sia possibile un “perestrojka” in Iran, o l’unica via per
cambiare le cose è abbattere il regime?
Dal 2005 il governo è
diventato sempre più autoritario e l’ayatollah Khamenei ha ucciso sul nascere
ogni tentativo di riforma interna rimuovendo uno ad uno tutti i leader
riformisti. Probabilmente il cambiamento arriverà dall’estero. Non con un
intervento militare, che creerebbe un disastro in stile iracheno, ma piuttosto
con delle sanzioni che affondino l’industria petrolifera. Se l’economia
crollasse, il regime non riuscirebbe più a controllare i disordini e le
proteste.
Pensa che repubblica islamica dell’Iran abbia rispettato i valori
fondamentali della cultura persiana o che li abbia traditi?
Che li abbia traditi. L’Iran
ha una cultura multiculturale e tollerante antichissima. Basti pensare alla
letteratura, poesia, architettura, pittura che lo hanno reso famoso. La Persia
ha una storia che può tranquillamente essere paragonata a quella italiana. Oggi
invece viviamo sotto la tirannia più brutale. Inoltre, il governo favorisce il
terrorismo internazionale. Il regime non rappresenta minimamente la maggioranza
della popolazione che vuol vivere in pace con il mondo, anche con Israele e gli
Stati Uniti. L’Iran è un paese aperto agli altri, la cui popolazione pratica
una forma d’Islam estremamente tollerante e lontana dall’ideologia
Khomeinista.
In Persia la vera vita della gente è ben lontana dallo stile di vita
proposto dalle leggi degli Ayatollah. In un certo senso si può dire che lo
stile di vita quotidiano della popolazione è la vera forma di ribellione?
Assolutamente sì. La maggior
parte degli iraniani, in particolar modo i giovani, se ne fregano dei dettami
del regime. Il governo pretende di regolare tutto, entrando nelle sfere più
private e intime. Ma la gente fa tutto l’opposto. Esiste il codice penale
islamico, il codice di vestiario islamico, lo stile di vita, perfino lo stile
di acconciatura. I ragazzi si ribellano a modo l’oro, si tatuano, esibiscono
chiome “non islamiche”, ascoltano la musica proibita, bevono alcolici,
ballano.
Cosa crede che accadrà nelle prossime elezioni presidenziali?
Non è facile capire se la
gente andrà a votare o diserterà le urne in massa. Una cosa è certa, come le
precedenti, anche queste elezioni saranno truccate. Gli iraniani sono da 30
anni abituati a scegliere tra il male ed il male minore. Nel 2009 andò a votare
l’80 per cento della popolazione, ma ora che i leader riformisti sono agli
arresti e politici moderati come Ali Akbar Hashemi Rasfanjani non sono stati
ammessi alle elezioni, gli elettori riformisti potrebbero decidere di non
andare a votare. In assenza di politici riformisti vincerà per forza uno dei
due candidati conservatori più accreditati: l’attuale sindacato di Tehran,
Mohammad Baquer Qalibaf o il negoziatore del governo nelle trattative sul
nucleare, Saeed Jalili. Quest’ultimo dovrebbe avere più chance di vincere
perché sostenuto dalla guida suprema, l’ayatollah Khamenei.
Nel paese esiste ancora un’antichissima comunità ebraica. Lei scrive
anche sui media israeliani. Cosa pensano gli Iraniani degli ebrei e di Israele?
Non si può dire che tutti gli
iraniani amino gli ebrei e Israele. Questo per colpa della trentennale
propaganda degli ayatollah che fin dalla scuola fanno il lavaggio del cervello
ai ragazzi. Ci sono molti cliché e stereotipi sugli ebrei. Nonostante tutto, la
stragrande maggioranza della popolazione non ha problemi con loro e nemmeno con
Israele. I persiani hanno convissuto con gli ebrei per millenni e li
considerano come persone molto intelligenti e dalla cultura estremamente
interessante e complessa.
Parlando di tolleranza e di diversità culturale, la religione Baha’i è
ancora illegale in Iran. Ci sono ancora molti seguaci di questo culto nel
paese?
Con approssimativamente
300mila seguaci i Baha’sono la più grande minoranza non islamica del Iran, ma
non sono riconosciuti e il loro culto è illegale. I credenti sono perseguitati
e gli vengono negati diritti fondamentali, come la scuola o l’università. Per
queste ragioni nascondono la loro religione e si fingono islamici.
The
English version of my interview:
You worked in the Ministry of
Foreign Affairs as an English, Turkish and occasionally Arabic interpreter. Can
you tell us how your work there was?
Working
as interpreter in Iran’s foreign ministry is a bit complicated and requires
skills other that translation. For example, an interpreter is a scapegoat at
different occasions. When for any reason the Iranian officials want to justify
or refute their previous remarks with their foreign counterpart, the
interpreter is to blame and president Ahmadinejad used this ploy several times.
“translation error” is a term used in many occasions.
Another
interesting point in translation is that there are forbidden words and terms
that a formal foreign ministry interpreter should avoid their usage. For
instance, terms such as Arab Spring (we should translate them as Islamic
awakening) Israel (we should call it Zionist regime, occupying regime,
cancerous tumor or anything with negative connotation), Jerusalem (we should
call it Quds) that every interpreter needs to strictly obey. I was once
censured for using the term Arab Spring.
Sometimes
the officials lack some basic information regarding the visiting person and his
country and the interpreter has to brief about it because the Iranian officials
usually don’t bother themselves to gather information in advance on the issue.
What do you think about the
nuclear program in Iran, and in general about the Islamic Republic foreign
policy?
Iran’s
nuclear program is purely dedicated to develop atomic bomb. That is why Iran
has never been honest regarding its facilities and nuclear intentions. This is
a country with abundance of energy sources which doesn’t actually need nuclear
technology for so-called peaceful purposes. Hydrocarbon energy, wind energy,
solar energy have never explored and harnessed sufficiently. It is more than
clear that Iran is looking for the nuclear weapon.
When
in private the Former Revolutionary Guards commander Mohsen Rezai says that
‘Holy Islamic bomb is a must’ and in another occasion, Ali Bagheri, the deputy
secretary of Iran’s Supreme National Security Council, underlines Ayatollah
Khamenei’s desires to diversify the secret nuclear facilities what else should
I hear from Iranian officials so to believe that they want nothing than the
atomic bomb itself?
I
think Iran’s foreign policy is successful because so far, Tehran has managed to
break international alliance against Iran’s nuclear ambitions. Besides, the
Islamic Republic diplomats are specialized in exploiting public diplomacy,
deceiving and misguiding public opinion in favor of their interests.
Did you have some personal
story about Ahmadinejad that can show his real nature?
Ahmadinejad
always tries to pretend that he has wide knowledge in every area including
speaking different languages. For example in March 2012 Nowruz conference,
while he was talking to Turkish deputy prime minister Bulent Arinc, he started
to criticize me by saying that “you forgot to translate second part of my
statement to Mr. Arinc.” In response to him, “you speak fluent Turkish then you
go ahead please without my interpretation” I answered. This infuriated the
president in a way that Mr. Soroushpour, Presidential Office’s head of protocol
department contacted foreign ministry’s head of translation department ordering
him not to send me as interpreter for the president anymore.
Ahmadinejad
has strong faith in divine revelation and I don’t think he lies in this
particular case. He believes that as divine savior, he has special relations
with God and Imam Mahdi (twelfth disappeared Imam in Shia Islam). Like George
W. Bush, Ahmadinejad has the feeling that he came to this world with the
mission to manage the world affairs and fight the evil forces, annihilate
Israel and counter western powers and end the US arrogance. He is adamant to
accomplish this mission assigned by God and approved by Imam Mahdi the Savior.
You were actively involved in
the pro-democracy Green Movement protests. Can you tell us the back ground of
this movement?
Iran
is a country in transition. The new generation is thirsty of western lifestyle
and freedom and democracy. Within this context, the Green Movement was an
accumulation of popular unmet demands and anger against an authoritarian regime
which was broke out after the 2009 controversial presidential election.
However, the main reason behind the protests was three decade of brutalities
committed by the theocratic regime. Mir Hossein Mousavi and Mehdi Karroubi were
the leaders of the Movement. The magnitude and number of the protesters pour
into streets was unprecedented since the 1979 Islamic revolution and the regime
managed to quench it only by repressive methods and excessive use of police
force. I was present at most rallies of the Green Movement and for this reason
I repeatedly was summoned to the security department of the foreign ministry.
What happened to the leaders
of the movement?
They
are under house arrest for more than 830 days and it seems that they will
remain in custody for an indefinite period without trial. The leaders of Green
Movement are even denied access to TV, newspapers and internet. Mir Hossein
Mousavi and Mehdi Karroubi are deprived of any fair trial and having access to
lawyers.
In early 2012 you tried to run
for parliamentary election but you were disqualified by the Guardians Council.
Why?
The
Guardians Council, the supreme leader-appointed election watchdog has
disqualified me under the pretext that I don’t observe religious and
ideological codes of conduct. According to their reasoning I lacked
loyalty and adherence to the “Islamic system” and allegiance to the Supreme
Leader Khamenei. They argued that there was no enough evidence regarding my
obedience to the Islamic system and I am disqualified pursuant to article 28
paragraph 1 of the Election Law.
Do you think the Iranian
oppositions have some chance to change the regime?
The
chances are low because there is no any organized opposition group inside Iran
after the severe clampdown on the Green Movement. They cannot offer a strong
alternative that can easily compete the current ideology. Abroad, there are two
major organized opposition groups: one- the leftist Mojahedin-e Khalq
Organization and two- Monarchists who lack unifying power and instead of
uniting the opposition forces they rather divide them. So, regime change will
be unlikely in the near future unless something unexpected such as Israel’s
attack to nuclear facilities or more organized economic sanctions like the ban on
the export of Iran’s oil happens.
Dou you think it’s possible a
“perestroika” in Iran, or the only way to change things is a regime change?
While
he tends to become more authoritarian almost after 2005, the supreme leader
Khamenei has aborted any opportunity for a perestroika-like reform over the
recent years by removing reformist figures from political scene of Iran.
Probably change needs to come from abroad but not through military intervention
- which will create another mess much bigger and disastrous than that of Iraq-
but rather through more effective sanctions especially on Iran’s oil industry.
Imposing strict oil sanctions will have the potential to regime change by
bringing about domestic economic crisis and anger sparking riots in the cities
in turn.
Do you think the Islamic
Republic of Iran reflects the true culture of Persia or that it had betrayed
the soul of the country?
Of
course not. Iran equaled culture, poem, civilization and ancient history but I
am very sad to say that, unfortunately now, this name is twinned with tyranny,
international terrorism and sabotage. Iran is a country with a great culture,
history and civilization similar to Italy with a tradition of multiculturalism
and respecting others. This government and the regime in general, is not
representing Iranian people who want to live in peace with the world including
Israel and the US. Iranians are peace-loving nation and inclined to a moderate
form of Islam not the one imposed by the Islamic republic.
In Iran the true life of the
people does not reflect the wish of the ayatollah’s. In some way it is possible
to say that every day life is the real way Iranians rebel to the Islamic
Republics?
Exactly
that is the case. Most Iranians and particularly the youth, defy dictates of
the regime. For example regime tries to interfere and steer people even in
their personal and private life but people behave quite contrarily. The regime
tries to introduce and enforce sharia law in every field including Islamic
penal code, Islamic dress code, Islamic way of life, Islamic hairstyle but
people and particularly the youth are doing exactly opposite to what the
government tries to impose by not wearing in accordance with the laws and
having different hairstyles and tattoo for instance.
In Iran there still is an old
Jewish community. You write for some Israeli media. What Iranians think about
Jewish and Israel?
It
is not true to say that all Iranians have positive views regarding Jews and
Israel because some of them have been brainwashed and influenced by the school
textbooks and some Islamic teachings. So there are some clichés and stereotypes
regarding Jews. However, an absolute majority consider Israel a friendly
country. Iranians coexisted with Jews from the ancient times and despite all
government propaganda the majority of the people love, respect and admire Jews
as intellectual and smart people.
Speaking about tolerance and
diversity, the Baha’i religion is still illegal in Iran, there are still many
Baha’i in the hidden?
With
approximately 300 thousand population the Bahá'i Faith adherents are considered
Iran's largest non-Muslim religious minority, but they are not officially
recognized and the followers of Bahá'i Faith are constantly being persecuted in
Iran and they are denied basic human rights including the right to educate and
enter university. Most of the new convert Bahá'is are in the hidden for their
security concerns.
What do you think will happen
in the next presidential election?
At
this phase, it is not easy to predict how people might vote or whether they
will vote at all. One thing is certain that, like previous ones, this election,
by the standards of democratic countries, will be neither free nor fair. Yet,
Iranians have always chosen between bad and worse in the elections. In 2009
contentious presidential election the turnout was more than %80 nationwide. But
now that senior reformist leaders are under house arrest and moderate
politicians such as Ali Akbar Hashemi Rafsanjani have not been allowed to run,
some reformist supporters might decide not to vote.
In
the absence of major reformist candidates, two main conservative candidates, 1-
top nuclear negotiator, Saeed Jalili and 2- current Tehran Mayor Mohammad Baqer
Qalibaf are the presidential hopefuls. Mr Jalili is believed to have a better
chance of winning than Mr Qalibaf. This ultra conservative anti-western, anti
Israeli politician is Supreme Leader Ali Khamenei’s ideal candidate as well.
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